Questa mobilitazione, promossa dall’associazione transfemminista Non una di meno e sostenuta da sindacati di base e nazionali come la Cgil, mira a porre l’accento su questioni di estrema rilevanza sociale, dalla parità di genere alla violenza sulle donne, estendendo la protesta a settori chiave della società.

La chiusura potenziale di asili nido, scuole di ogni grado e università, unita alla possibile interruzione di servizi essenziali come trasporti, sanità, uffici pubblici e servizi ambientali, prefigura un notevole impatto sulla routine quotidiana. Il messaggio è chiaro: evidenziare quanto il lavoro delle donne sia fondamentale per il funzionamento della società, attraverso un’azione collettiva che attraversa tutti gli strati del tessuto lavorativo e sociale.

La Cgil incita a una sospensione del lavoro che superi i confini del salario, includendo il lavoro precario, autonomo, nero, informale e non riconosciuto, in un appello alla solidarietà che trascende le categorie lavorative. L’intento è di sottolineare come la violenza di genere sia una questione profondamente culturale, che permea ogni aspetto della vita quotidiana, dai posti di lavoro alle abitazioni private, dalle aule scolastiche ai supermercati.

La scelta dello sciopero come forma di protesta mira a convertire la mobilitazione del 25 novembre (Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne) in un blocco effettivo della produzione e della riproduzione sociale, facendo leva sull’idea che “se ci fermiamo noi si ferma il mondo”, come affermato da Non una di meno.

Con il corteo di Roma che prenderà avvio dal Circo Massimo alle 10, questa giornata di mobilitazione si propone di essere un potente momento di riflessione collettiva e di lotta, non solo per evidenziare le disparità e le ingiustizie, ma anche per costruire una società più equa e inclusiva.

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