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Ascoltata, nell’aula bunker di Rebibbia, l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, nell’ambito del maxiprocesso sullo stadio della Roma che vede imputate circa 20 persone tra cui l’imprenditore Luca Parnasi, Giulio Centemero, deputato della Lega, Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, e l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.

Queste le sue parle: “Inizialmente eravamo tutti contrari a quel progetto monstre da milioni di cubature, ma i timori legati ai rischi di risarcimenti messi in luce dall’avvocatura capitolina hanno portato la maggioranza ad un cambiamento di posizione diminuendone l’impatto con un taglio delle cubature”.

Raggi è stata sentita come testimone assistita in quanto risulta indagata da circa un anno in un procedimento connesso per falsa testimonianza.
Rispondendo davanti ai giudici della ottava sezione collegiale, l’ex sindaca ha affermato che “lo stesso Beppe Grillo mi chiamava per capire come mai non riuscivamo a fermare il progetto e gli spiegai che c’erano stati problemi interni alla maggioranza e al M5S, c’erano due fronti. Anche Di Maio lo sentivo spesso ed è normale: accade in ogni partito. Ricordo che inizialmente non potevano conoscere il progetto stadio e sposarono la nostra linea politica sulla contrarietà. Quando poi gli fu rappresentato che la maggioranza non riusciva a chiudere su quel punto e si doveva decidere sul progetto così come era o sceglierne uno meno impattante si dovettero accontentare della scelta del meno peggio”. Continua: “De Vito, come me era contrario a quel progetto ma prendevamo atto che la maggioranza si stava sgretolando e che non c’erano i numeri in aula per arrivare ad annullare la delibera dell’ex sindaco Marino.
  Certamente io come sindaco non potevo prescindere dalla posizione dell’avvocatura che ventilava il rischio di richieste risarcitorie”. 


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