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Lucchetti al centro sportivo Villa Flaminia, in via Donatello. La proprietà dell’impianto, la Congregazione dei Fratelli Scuole Cristiane, lunedì 12 dicembre ha apposto i sigilli insieme all’ufficiale giudiziario, dopo che lo “sfratto” era già programmato a inizio mese. Troppe bollette non pagate e canoni arretrati e così, dopo oltre trent’anni, per migliaia di iscritti e oltre 100 tra dipendenti e collaboratori finisce un’era.

Il centro sportivo Villa Flaminia si trova nel cuore dell’omonimo quartiere, a Roma nord, II municipio. Costruito dai Lasalliani, come sono conosciuti i religiosi della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è un’estensione dell’Istituto privato di viale del Vignola, dove studiano i figli della città ricca, quella dei professionisti, dei capitani d’azienda e dei politici. Con migliaia di iscritti, una decina di dipendenti fissi ed oltre 100 collaboratori è il centro più grande tra quelli privati a Roma. Ed è amministrato da Luigi Barelli, presidente della Federazione Italiana Nuoto ed ex capogruppo di Forza Italia alla Camera.

Secondo quanto appreso, i gestori hanno subìto la crisi durante il Covid, con le chiusure e le restrizioni imposte dal governo che hanno diminuito il volume di affari. A questo si è aggiunto il caro-energia, con le bollette che si sono moltiplicate. La dirigenza del centro lo scrive anche in una lettera arrivata ai soci solo a sigilli affissi: “La pandemia e il rincaro energetico – si legge – hanno innescato una serie di impegni gestionali insostenibili, considerato anche il canone invariato, rimasto sempre elevato, ai livelli pre-Covid”. La gestione, come si legge sempre nella lettera, ha cercato un’interlocuzione in tal senso con i Lasalliani, senza successo: “Purtroppo tutti i nostri sacrifici non hanno impedito questa chiusura”.

Una chiusura che per i soci è stata una doccia gelata, come racconta Silvia: “Mi sono iscritta di nuovo a settembre – spiega – dopo aver rimandato per molto tempo, perché mi ero fermata anche dopo il lockdown per paura del contagio. Ho acquistato un abbonamento semestrale, pagandolo circa 700 euro. Ovviamente nessuno mi ha detto che c’era il rischio di una chiusura, eppure nel quartiere se ne parlava da tempo. Le difficoltà erano note”. Ma c’è chi da pochi giorni aveva acquistato l’annuale: “Sì, ce ne sono stati molti – conferma Silvia – magari beneficiando di promozioni speciali che riducevano il prezzo per contratti più lunghi. Per esempio io, essendo già stata socia, non ho pagato l’iscrizione”.

Ora, oltre al contenzioso con i proprietari, si aprono due fronti: uno è quello dei migliaia di rimborsi che i soci chiederanno, per aver sottoscritto abbonamenti molto costosi interrotti a metà o addirittura sottoscritti poco prima della chiusura, l’altro è quello che riguarda il destino delle ragazze e dei ragazzi iscritti all’istituto paritario di viale del Vignola 56, che dal 12 dicembre non potranno più fare attività sportiva come da programma.

Il 14 novembre con un post promozionale sulla pagina Facebook, Villa Flaminia Sport proponeva “sette mesi al prezzo di sei”, iniziativa nell’ambito del “Black Friday”, il venerdì degli sconti che ormai da anni cade il giorno dopo il Ringraziamento, la festività americana che precede il Natale. Non solo: il centro sportivo del Flaminio offriva uno sconto del 30% a chi acquistava un trimestrale per un nuovo iscritto o per un abbonato scaduto dal 31 agosto “e a te regaliamo 15 giorni di abbonamento”, recitava l’offerta, ancora visibile sulla pagina. “Sabato scorso (il 10 dicembre) sono andata al centro, la reception era aperta – continua Silvia – e c’era un grosso evento al campo da basket. Ho chiesto informazioni visto quanto era già uscito sui giornali, ma non mi hanno saputo dire nulla. Poi ho provato a chiamare lunedì 12, ma una voce registrata diceva che il centro era chiuso”. E infatti dalla mattina erano stati apposti i sigilli.

“Il giorno in cui chiude un centro sportivo con piscina a Roma è sempre un giorno nefasto”. A commentare così è Rino Fabiano, assessore all’ambiente e allo sport del II municipio, ma anche istruttore di nuoto. “Lo dico da amministratore e da operatore del settore – prosegue al nostro giornale – e una realtà così grande, con tutti quegli iscritti, se ha problemi di gestione è un brutto segno per tutti gli altri. Dobbiamo aprire centri sportivi con piscine, non chiuderli, che siano al centro o in periferia. Lì ci ho lavorato due anni, mi sono trovato benissimo, era un centro sportivo d’eccellenza, ci si allenava la Stella Azzurra, parliamo di un punto di riferimento per un intero quadrante”. E adesso non c’è più.


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