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L’Ater di Roma non rischia il fallimento. Però allo scorso 31 dicembre 2021 ha un credito di oltre 1 miliardo e 54 milioni di euro. Contro il miliardo del precedente esercizio. Lo ha certificato il collegio dei revisori, approvando lo scorso 19 luglio il bilancio di esercizio del 2021.

Com’è stato rappresentato nel documento contabile, “il costante aumento dei crediti verso l’utenza” di 54 milioni in un anno, è considerato un “fattore indicativo di uno dei più rilevanti punti di criticità dell’azienda”. Ater, in sostanza mostra delle evidenti difficoltà “ad effettuare una efficace azione di recupero, aggravato, anche per l’anno 2021, dalla situazione epidemiologica”. Secondo i revisori, questa condizione “delinea evidenti difficoltà gestionali che compromettono la capacità dell’azienda di operare con tempestività”.

Sempre nel capitolo del “bilancio patrimoniale” è stato evidenziato “il notevole incremento degli anticipi vari e dei crediti verso condomini che ammontano complessivamente a 22,6 milioni di euro”. Situazioni che “denotano evidenti difficoltà organizzative dovute anche alla presenza di personale”.

Per risolvere questa situazione l’Ater ha provato a risanare il debito con l’attuazione di piani di recupero della morosità. Per questo motivo ha inviato circa 50 mila diffide. Tuttavia, questo provvedimento non ha risolto il problema. Infatti, il ricavo non pattuito rimane di circa un miliardo di euro.

A rendere così smisurata la cifra dei mancati introiti sono anche l’indennità occupazionali attribuite agli affittuari non avente diritto. Su questi debiti però risulta una grande disparità in base alle zone in cui è collocata la casa dell’occupante.


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