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Nel cuore di Roma, il carcere di Regina Coeli si trova al centro di una tempesta di violenza inaudita, rivelando un sistema penitenziario sull’orlo del collasso.

Il Segretario regionale USPP Lazio, Daniele Nicastrini, riporta episodi di violenza selvaggia tra i detenuti di Regina Coeli: un sabato e una domenica segnati da attacchi brutali, con un detenuto ferito al viso da una lametta, necessitando di oltre 30 punti di sutura. Questi episodi di follia, armi artigianali in mano, sollevano interrogativi profondi sulla sicurezza interna e sul benessere di chi vive dietro le sbarre.
Il sovraffollamento emerge come radice critica del problema. Con 1100 detenuti stipati in una struttura progettata per meno della metà, il livello di sopportabilità scende a picco, non solo tra gli stessi detenuti, che finiscono per litigare anche per motivi banali, ma anche per il personale, spinto oltre i limiti delle proprie capacità operative.
La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza quotidiana di droga e telefonini, sintomi di una realtà penitenziaria che va ben oltre la semplice questione di ordine pubblico.
Nonostante le proposte di miglioramento, come l’allocazione di spazi per l’affettività, la realtà attuale è quella di una lotta per la sopravvivenza e la supremazia, con detenuti pericolosi che non esitano a farsi giustizia da soli.
La sorveglianza intensificata e la videosorveglianza, messe in atto per prevenire suicidi e violenze, gravano sul personale con un impegno quotidiano che richiede quasi 40 unità, evidenziando una crisi sistemica che va ben oltre Regina Coeli, estendendosi a istituti come Rebibbia, Velletri, Viterbo, Rieti, Frosinone, e oltre.
La situazione critica di Regina Coeli è emblematica delle condizioni dei carcere italiani, con 6500 detenuti sorvegliati da 2500 unità di polizia penitenziaria, un rapporto chiaramente insostenibile. L’imminente incontro con il Provveditore regionale diventa quindi un crocevia cruciale, un momento per affrontare una realtà penitenziaria che non può più essere ignorata.

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