0

“Ecco dove mi ha condotto questo sogno: aspettare in questo giardino una morte che mi fa paura”. Nelle parole dello scrittore Eric-Emmanuel Schmitt, un dubbio coglie Gesù la sera del suo arresto: è davvero colui che gli ebrei attendono e che i profeti hanno annunciato? Parte da questo interrogativo la piece teatrale “Ricordate che eravate violini. Meditazione notturna per un voce sola” che andrà in scena al teatro Belli di Roma il 5 e 6 aprile.
La solitudine di Cristo, in una notte senza stelle, è dunque paradigma dell’umanità intera, che di fronte a eventi terribili si sente abbandonata. Cristo sa che dovrà morire e, come in uno specchio, vede se stesso attraverso ciò che gli scrittori, i poeti e i musicisti diranno di lui.
Per quanto riguarda la regia, è stata scelta una scena spoglia, come fosse un mondo di cui si sono persi i contorni, in cui lo spazio e il tempo sono sospesi. Solo uno specchio sul fondo, e tutt’intorno, pagine, libri e spartiti. Perché il volto di Cristo è da cercare negli specchi ove si riflettono i visi umani. Da lì, è tutto un susseguirsi di testi, tra prosa e poesia, in cui si snodano gli ultimi momenti della vita di Gesù dalla solitudine del Getsemani, fino alla crocifissione e infine alla resurrezione.
La regia è di Francesco D’Alfonso che lavora presso l’Ufficio per l’Università del Vicariato di Roma, per il quale coordina la sezione Alta Formazione artistica, musicale e coreutica.
Protagonisti Giorgio Sales e Lorenzo Sabene (liuto, tiorba, chitarra). I testi sono liberamente tratti da J.L. Borges, J. da Todi, K. Gibran, M. Luzi, A. Merini, E.E. Schmitt; le musiche di J.S. Bach, F. De Andrè, J. Dowland, S. Weiss, S. Landi, M.
Lauridsen, A. Piccinini, M. Ravel, F. Valdambrini.

ansa


Il Museo Goethe apre la sua collezione alle “intervenzioni”

Previous article

Qualificazioni Euro 2024: Italia-Inghilterra 1-2

Next article

You may also like

Comments

Comments are closed.

More in Cultura