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“Roma alcune zone 30 le ha già realizzate e continuerà a farlo nell’ambito della realizzazione delle isole ambientali. Abbiamo in progettazione 69 isole ambientali delle quali 30 sono già state affidate, e tutte le 69 isole ambientali diventeranno zone 30 automaticamente”. Lo ha detto l’assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patate che ieri pomeriggio è intervenuto al convegno in Campidoglio ‘Roma Città 30’, moderato da Luca Valdiserri. “Fino a questo momento – ha aggiunto – sono state perimetrate però devono essere progettate al loro interno con ciclabili, zone pedonali, marciapiedi e anche riduzione della velocità a zona 30. Roma, che ha una media di incidenti stradali quasi pari alla media delle altre città in termini di percentuali – ha detto ancora – ha un dato negativo sull’eccessiva mortalità di pedoni e di ciclisti. Allora la Zona 30 aiuta a ridurre quel differenziale di velocità e quindi noi dobbiamo partendo con le 69 isole ambientali arrivare ad immaginare una città che sulla viabilità secondaria può essere zona 30”. A spiegare le differenze tra ‘zone 30’ e ‘città 30’ è stato, tra gli altri, Andrea Colombo, esperto di mobilità ed ex assessore a Bologna. Una citta 30, ha affermato, “rovescia il concetto: si va a trenta, tranne su alcune arterie” ma significa anche “più controlli, ridisegnare lo spazio urbano per far andare piano le auto ma anche per far godere di più la città ai cittadini, passare dalla città dei veicoli a quella delle persone. Uno può dire – ha proseguito Colombo – ma quanto mai può cambiare passare da 50 a 30 all’ora in termini di sicurezza stradale? Dagli studi emerge che essere investiti a 30 è come cadere dal 1 piano: ci si salva nel 90 per cento dei casi. Essere investiti a 50 è come cadere dal 3 piano: ci si salva nel 10 per cento dei casi”.

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