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“La riforma Cartabia, entrata in vigore da pochi giorni, sta già avendo effetti nel lavoro delle Procure lasciando esposte le vittime, anche quelle che hanno subìto un semplice borseggio. A mio modo di vedere la modifica per alcune fattispecie, prima erano perseguibili d’ufficio e ora solo previa querela come ad esempio il furto aggravato, può avere un impatto anche dal punto di vista sociale”. E’ quanto afferma il sostituto procuratore della Capitale, Eugenio Albamonte, in passato presidente dell’Anm, da anni in prima linea nell’ufficio giudiziario più grande di Italia.
“Prendiamo, ad esempio una città come Roma in cui lavoro da anni, dove ogni giorno si consumano tantissimi furti ai danni di turisti che trascorrono in città solo alcuni giorni. Per chi indaga diventa un lavoro improbo rintracciare le vittime una volta che sono ripartite per acquisirne la denuncia. In questo modo rischiano di restare impuniti una galassia di reati ai danni di semplici cittadini e si assisterà, tra qualche settimana, a scarcerazioni di delinquenti che abitualmente mettono in atto condotte illecite di questo tipo”, aggiunge Albamonte. Altro discorso, a detta del magistrato, riguarda reati come il sequestro di persona o la violenza privata. “In questo ambito il fattore ambientale è determinante – aggiunge -. Si tratta di reati che avvengono in contesti criminali in cui la vittima è spesso totalmente assoggettata e denunciare diventa una scelta di coraggio perché deve vincere le paure e le intimidazioni a cui è sottoposta”.

ANSA


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