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Il gup di Roma accoglie la richiesta della Procura e decide di inviare alla Consulta gli atti del procedimento sulla morte di Giulio Regeni (torturato e ucciso in Egitto nel 2016), per superare la “stasi” del processo.

Il 3 aprile il procuratore capo Francesco Lo Voi aveva sollevato in aula la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis del Codice di procedura penale, nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte di un imputato derivi dalla mancata cooperazione di uno Stato estero. E il giudice ha accolto la richiesta della Procura.

La Consulta dovrà decidere sull’articolo così come è stato modificato dalla riforma Cartabia nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato “nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”.

Il giudice chiede, quindi, alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla questione relativa all’assenza degli imputati, i quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato.

I genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, commentano: “Da oggi c’è una speranza in più”.

E proseguono, secondo quanto riferito dall’avvocato Alessandra Ballerini, in merito alla decisione del gup: “Speriamo che questa sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare. Visto che noi diciamo sempre che Giulio ‘fa cose’, speriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli Stati non collaborano”. 


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