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L’immobiliarista romano Danilo Coppola – latitante all’estero, ricercato da un mandato di arresto europeo spiccato il 30 settembre 2022 dalla magistratura di Milano – ha perso definitivamente in Cassazione l’ultima battaglia per tentare di rimettere le mani sull’hotel Cicerone, grande struttura alberghiera nel centro di Roma.

Con l’ordinanza 9161 pubblicata oggi dalla Terza sezione civile della Suprema Corte, gli ‘ermellini’ hanno infatti respinto il ricorso della difesa di Coppola contro la decisione della Corte di Appello di Milano che con verdetto del primo giugno 2021 aveva escluso che l’immobiliarista avesse titolo per contestare la proprietà dell’immobile che è del Banco Bpm, uscito vittorioso dalla lite in Cassazione.

La Suprema Corte ha anche condannato Coppola oltre che alle spese legali anche ad una sanzione in favore di Banco Bpm “per aver perseverato in una iniziativa processuale pretestuosa e valutabile alla stregua di abuso del processo”.
Senza successo, il ricorso di Coppola ha sostenuto che l’immobiliarista – tra i protagonisti della stagione dei ‘furbetti del quartierino’, condannato in via definitiva a 7 anni di carcere per la bancarotta delle società Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima e Porta Vittoria – era “l’effettivo titolare dei rapporti contrattuali” relativi al leasing dell’hotel Cicerone e che era lui il “dominus” di quei rapporti “solo apparentemente instaurati dalla società ‘Cicerone’ .
“Coppola cerca di prendere gli avversari per sfinimento, ma adesso questa vicenda, dopo tanto tempo essendo iniziata nel 2010, è definitivamente chiusa e l’hotel potrà finalmente essere messo in vendita”, ha commentato l’avvocato Michele Mercanti che ha patrocinato in Cassazione il gruppo bancario Banco Bpm.

ANSA


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