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Bruxelles torna in pressing su Roma per la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe che chiede ancora una volta di “andare avanti”.

Il tema, già al centro di drammatiche battaglie politiche e di difficile gestione non solo nella maggioranza, non sembra però destinato a salire per ora nell’agenda del Governo, fatto salvo comunque il confronto in Parlamento atteso a partire dalla prossima settimana.

Sul Mes la premier Giorgia Meloni replica del resto invitando a non discuterne “a monte ma a valle”, e chiede un ragionamento “in un quadro complessivo”: parlando di gestione delle crisi bancarie, dice, la ‘rete di sicurezza’ (backstop) del Mes “è una sorta di Cassazione.

L’Unione bancaria sono il primo e il secondo grado” con “strumenti più efficaci”.

In un momento di grandi turbolenze sui mercati finanziari e un focus sulle banche, dopo il fallimento della Silicon Valley Bank negli Usa, i leader dei Paesi dell’euro riuniti a Bruxelles per l’Eurosummit hanno del resto deciso di provare ancora una volta ad accelerare sull’Unione bancaria.  Completata la vigilanza unica delle banche, in attesa del nuovo Mes per il meccanismo di risoluzione unico, si lavorerà ora sulle garanzie
dei depositi. A partire da un obiettivo più facile come quello della gestione delle crisi e l’assicurazione nazionale dei depositi (Cmdi), che pure resta da mesi in attesa di una proposta della Commissione europea. Resta invece un miraggio trovare una soluzione sul sistema europeo di assicurazione dei depositi (Edis), tabù per i tedeschi, ostili a qualsiasi cosa sembri un debito comune e indisposti a pagare per le teoriche crisi delle banche italiane (salvo scoprire ora che per la speculazione il punto debole in Europa è Deutsche Bank).

Quanto al Mes, l’Italia è l’ultimo degli aderenti a non aver ratificato la riforma voluta per dare al ‘fondo salva-Stati’ anche il ruolo di ‘fondo salva-banche’. “Abbiamo bisogno di garantire che il Fondo di risoluzione unico abbia il sostegno necessario” per “assicurare che se ci saranno difficoltà bancarie non chiediamo ai contribuenti nazionali di pagare”, sostiene Donohoe. Il legame tra Mes e il Fondo di risoluzione dovrà essere in funzione dal primo gennaio 2024, chiede. Quanto al modo per ratificare il trattato rivisto “spetta al Parlamento italiano e, naturalmente, al Governo italiano”.

Mercoledì prossimo, intanto, partirà l’iter in commissione Esteri della Camera delle proposte di legge di ratifica del Mes presentate da Pd e dal Terzo Polo. La ratifica della riforma del Mes è nel calendario d’Aula di aprile.

ansa


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