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Trovato con un paio di grammi di cocaina e di hascisc, custoditi nella cassa di uno dei più estesi e nevralgici posteggi di scambio gestiti dall’Atac – l’azienda per la mobilità di Roma Capitale -, è stato subito licenziato il dipendente della società addetto ad occuparsi del parcheggio e a riscuotere il pedaggio, il quale, nell’immediatezza della contestazione del possesso di droga, aveva ammesso che era sua.

A confermare il licenziamento è la Cassazione alla quale, senza successo, ha fatto ricorso il lavoratore sanzionato con la massima ‘punizione’ disciplinare.

Invano, infatti, l’uomo si è lamentato sostenendo la sproporzione tra il licenziamento e “l’esigua quantità di droga rinvenuta” durante una ispezione “nel locale cassa” e condotta da parte del personale dell’ Atac, nella serata del 12 dicembre 2017 presso il parcheggio di scambio di Anagnina.
Il parcheggiatore aveva ammesso che la droga era la sua, anche se poi aveva ritrattato e una sua amica si era fatta avanti prendendosi la responsabilità del possesso affermando che la sostanza era sua, ma la donna non è stata ritenuta credibile.
Così, dopo l’ispezione, il 31 gennaio 2018 era arrivato il licenziamento convalidato in primo grado dal Tribunale di Roma, e poi anche dalla Corte di Appello. Adesso la Cassazione – verdetto n. 8194 della Sezione Lavoro, depositato oggi – chiude per sempre questa vertenza dichiarando “inammissibile” il ricorso della difesa del lavoratore e condannandolo anche a pagare 4700 euro di spese legali.

ANSA


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