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Ancora un blitz degli ambientalisti di Ultima Generazione, che mercoledì mattina hanno imbrattato la facciata della sede della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) di via Goito 4.

Una nuova forma di protesta, che riprende quella già attuata quando venne imbrattato un quadro di Van Gogh in mostra a Roma. Quattro gli attivisti in azione a partire dalle 11:30. Arrivati di fronte all’edificio, due di loro hanno azionato un getto di vernice arancione con degli estintori sul lato sinistro rispetto all’ingresso imbrattando le mure perimetrali per poi srotolare uno striscione con scritto “Ulitma Generazione. Non gas. No carbone”. Al “terminato dell’imbrattamento” tutti e quattro hanno incollato una mano al fabbricato. Tempestivo, l’intervento della sicurezza, che ha frettolosamente tirato via le mani dei manifestanti, provocando loro delle escoriazioni. Sul posto la guardia di finanza, che sta procedendo all’identificazione dei manifestanti.

Le parole dei manifestanti: “Sono stufo che i soldi dei cittadini del mio Paese, i risparmi di anni delle famiglie come la mia, gli sforzi dei lavoratori e delle lavoratrici, siano letteralmente buttati in progetti a sostegno dei combustibili fossili. CDP  ha dichiarato Davide, uno degli attivisti  con più del 39,80% delle proprie azioni controllate dallo Stato, attraverso i suoi capitali permette a grandi inquinatori come Eni, Snam e Saipem di continuare a investire in gas, petrolio e carbone, in Italia e all’estero. Ogni euro investito nelle fonti fossili – come dice l’International Energy Agency – è investito nella morte delle persone, nella distruzione del mio futuro e della generazione a cui appartengo”.

Come spiegano gli ambientalisti di Ultima Generazione: “Un danno diretto ai responsabili della crisi socio-climatica. Ente finanziario al 2,77% a partecipazione statale, la CDP possiede Sace (agenzia assicurativa che garantisce progetti legati al fossile in Italia) dal 2012 e ha comprato Snam (il più grande operatore del sistema di trasporto del gas) da ENI. È anche nel consiglio azionario di TERNA (l’agenzia statale che si occupa di concessioni di impianti energetici), di Italgas (distributore di gas) e di Saipem (società di servizi braccio destro nella costruzione di tutte le infrastrutture di ENI). Possiede inoltre il 25,96% della stessa Eni”.

“Nonostante questo contesto critico, ambientale come umano, i soldi pubblici continuano a confluire in progetti simili, rimandando a tempi sempre più incerti la necessaria conversione energetica che è doveroso portare da subito. Senza cambi di direzione da parte di questi giganti del finanziamento al fossile la situazione difficilmente virerà verso rotte più virtuose. È arrivato il momento che i diretti responsabili rispondano dei danni e della devastazione che causano”.

Le richieste del movimento sono: interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; procedere a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20 GW nell’anno corrente, e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.


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