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Hanno fatto scalpore i dati del Ministero dell’Interno sull’affluenza per il rinnovo della Camera e del Senato. Il numero ufficiale è stato del 63,9% inferiore di 9 punti percentuali rispetto al 2018, quando fu del 72,9%. È la più bassa nella storia repubblicana e il calo è stato il più ampio di sempre tra un’elezione e la successiva. Rispetto a quattro anni e mezzo fa hanno votato quasi 4,5 milioni di persone in meno: 29,5 milioni di elettori ed elettrici contro i 33,9 milioni del 2018.

Nelle giornate post-elettorali sono cresciuti stupore e indignazione per questo drastico calo, ma c’era già stato un campanello d’allarme. Ormai quasi un anno fa a Roma si è votato per il nuovo Sindaco. Le urne hanno consegnato le chiavi della città all’esponente del PD Roberto Gualtieri che al ballottaggio ha superato l’esponente della destra Enrico Michetti. Andando però a vedere i dati sull’affluenza forse stupiscono ancora di più. Votò il 40,68% dei 2.359.250 di elettori aventi diritto. Rispetto al ballottaggio delle elezioni amministrative che si sono svolte nel 2016, il calo è stato di oltre 9 punti percentuali. Il Municipio che fece registrare la più alta percentuale di votanti è stato il secondo con il 47,82 %, quindi con più di sette punti percentuali oltre la media cittadina. L’affluenza più modesta alle urne ha invece riguardato il Municipio VI con il 32,45%.

Non deve stupire perciò il dato dell’affluenza di queste elezioni. Era prevedibile la sfiducia da parte del popolo italiano nel potere delle urne. Dal 1948 il dato sull’affluenza è andato calando sempre di più fino a toccare il 63,9% di quest’anno.

Oggi politici, personaggi pubblici e influencer vari rimangono stupiti per il dato così sorprendente, ma bisognava aspettarselo e magari intervenire dopo quanto accaduto a Roma con un sindaco eletto dal 40,68% degli aventi diritto. In quel caso poche polemiche, pochi nervosismi, forse perché non fu la destra a vincere.  Adesso si grida allo scandalo, alcuni inveiscono contro la legge elettorale, altri invece invocano il mancato voto da parte degli studenti fuori sede.


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