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L’esposizione è stata realizzata all’interno del progetto espositivo Pier Paolo Pasolini coordinato e condiviso dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica con l’Azienda Speciale Palaexpo di Roma e il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.

Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO, si ispira alla frase pronunciata dal saggio Chirone nel film Medea (1969), che ricorda la misteriosa sacralità del mondo del sottoproletariato, arcaico e religioso, in netto conflitto con gli eroi di un mondo razionale, laico, borghese. Il progetto espositivo articola discipline, media, opere originali e documenti di archivio sulla base di tre direttrici autonome, specifiche per ogni sede, ma capaci di adattarsi tra loro al fine di favorire riflessioni inedite sulla produzione pasoliniana, sull’influenza culturale che ha esercitato e che ancora esercita su chi la osserva dal nostro secolo.  La mostra delle Gallerie Nazionali di Arte Antica esplora il ruolo determinante della tradizione artistica nel cinema e nell’immaginario visivo pasoliniani, dai Primitivi al Barocco, dall’arcaismo ieratico dei pittori giotteschi al realismo sovversivo di Caravaggio e il tema del sacro, che come rievoca il titolo stesso, costituisce il motivo di fondo di questo percorso.

Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo il cui pensiero è ancora attuale e questa mostra ne festeggia i cento anni dalla nascita e ne ricorda il suo grande genio poetico.

La mostra è suddivisa in sei sezioni, il cui corpo veggente è a cura di Michele Di Monte, intitolate alle figure del corpo, altro tema del progetto espositivo, che accomuna i tre musei coinvolti.
Qui il concetto chiave è proprio quello di “figura”, che Pasolini ritrovava negli scritti del filologo Erich Auerbach, intesa come una prefigurazione del presente nel passato e un ritorno del passato nel presente. In quest’ottica la mostra vuole concentrare l’attenzione non solo al modo in cui lo scrittore e regista ha deliberatamente attinto a una certa tradizione figurativa, ma anche alle forme in cui alcune immagini riemergono nella sua opera, in forza della loro carica espressiva e della loro valenza arcaica, a dispetto della distanza dei contesti storico-culturali.

La mostra si apre con un Prologo, il cui corpo virtuale delle immagini, in cui si ricorda il precoce contatto di Pasolini con la storia dell’arte e il mondo delle figure, durante il corso all’Università di Bologna tenuto da Roberto Longhi nel 1940-1941 e dedicato alla pittura di Masolino e Masaccio. Si prosegue, poi, con la prima sezione quella de “Il corpo epifanico”, che affronta il tema della “potenza rivelatrice del corpo nudo”, come lo stesso Pasolini l’ha definita in Teorema. La seconda sezione è costituita da “Il corpo dello scandalo” e sposta l’attenzione sul concetto del crocifisso. L’immagine della croce riveste, infatti, un ruolo ricorrente nella produzione del regista, dall’omaggio esplicito e controverso de ‘La ricotta’ fino all’immaginario esotico del ‘Fiore delle Mille e una notte’. La terza sezione è quella de “Il corpo del cordoglio” dedicata alle immagini della rappresentazione del lutto e dei suoi rituali, della sua espressione e manifestazione fisica e corporea. La quarta sezione “Il corpo popolare”, affronta la dimensione della “corporeità popolare”, nelle sue provocatorie implicazioni antropologiche e sociali, ideologiche, economiche e politiche. La mostra si conclude con un Epilogo,Il corpo soggetto”, che si confronta con la complessa problematica della rappresentazione visiva come forma di potere e delle sue implicazioni ideologiche ed etiche, in quanto decide delle forme e delle condizioni in cui un soggetto, una persona, può diventare “figura” come oggetto di rappresentazione.


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