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“Gentile Alberto ho 19 anni e sono un suo grandissimo ammiratore, non mi stanco mai di rivedere un suo film, una passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori che in suo onore mi hanno chiamato Alberto” (1998).

“Carissimo, vengo con la presente a proporle la realizzazione di un meraviglioso ed impegnativo film a livello internazionale, un vero capolavoro”. Resto in attesa di una sua chiamata” (1988).

Esempi tra migliaia di lettere conservate, catalogate, archiviate da Alberto Sordi, messe via con rispetto. Un tesoro ritrovato che la Fondazione Museo Alberto Sordi ha voluto rivelare con il libro ‘Caro Alberto’. Il volume, edizioni Laterza, è stato curato dal critico Alberto Crespi con la prefazione di Walter Veltroni e Carlo Verdone.

A leggere le lettere e guardare le foto d’epoca annesse colpisce ed emoziona un mondo sparito, una stagione in cui per comunicare con un personaggio noto c’erano solo le lettere, un mondo archeologico rispetto a quello odierno in cui i social danno l’illusione di un contatto diretto.

“Nelle tantissime lettere che ho letto per la selezione del libro – dice all’ANSA Alberto Crespi – davvero poche sono quelle negative, c’è un medico che rimprovera di aver rovinato l’immagine con il dr. Guido Tersili medico della mutua, ma certo è un hater soft rispetto a quelli che infestano i social”. Ne riceveva decine al giorno, tra queste ovviamente anche quelle di persone note. A cominciare da tre presidenti della Repubblica e poi anche di Giulio Andreotti con cui era storicamente in rapporti amichevoli. “Le più commoventi sono forse quelle di Monica Vitti -prosegue – e toccanti sono quelle post mortem arrivate alla villa dopo la scomparsa il 24 febbraio 2003”. Per i 20 anni la Fondazione Museo Alberto Sordi organizza con l’Istituto Cine-TV Roberto Rossellini di Roma, un ciclo di proiezioni dal titolo “Sordi e la Storia d’Italia” a cura di Luca Verdone, che a partire dal 20 febbraio si terranno presso il teatro custodito nella Villa Museo e riservato agli studenti di cinema.

ANSA

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