Giuseppe Dall’Ozzo è un visionario, le sue opere lo dimostrano per poetica ed immaginazione. Da sempre l’artista ama utilizzare legni ed oggetti rinvenuti sulla riva del mare. Rigorosamente erosi e corrosi dalla salsedine, senza interventi sulla patina naturale e sui colori originali.
L’artista romano
Racconti in punta di scalpello
Con ‘Racconti in punta di scalpello’ che si inaugura il 17 dicembre in uno spazio in via di Panico a Roma, Dall’Ozzo sposta la sua attenzione su vecchi oggetti di uso quotidiano. La maggior parte proviene dalla cassetta degli attrezzi da ebanista del padre dell’artista, appunto scalpelli o vecchi goniometri, compassi di legno, che Dall’Ozzo attraverso la trascendenza dal suo originario utilizzo trasforma in un’opera espressiva nuova, in figure fantastiche o allegoriche. Ogni opera è unica, non replicabile, eseguita manualmente, con minime aggiunte di dettaglio per non alterare la patina del tempo e i segni del passato, testimoni della ‘precedente vita’ dell’oggetto stesso.
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