0

Una mostra meravigliosa, che si concluderà il 29 gennaio, quella allestita presso la Galleria Borghese dedicata alla pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento. Per gli amanti dell’arte si tratta di uno spettacolo unico, in cui è possibile ammirare i numerosi capolavori arrivati da musei italiani, stranieri, ma an che da collezioni private.

Un percorso articolato fatto di ricerca e di scoperta, che trasforma i quadri in autentici simboli attraverso cui l’occhio viene spinto a ragionare sui colori, sulle luci, sui materiali impiegati, per cogliere il senso dell’oggetto in sè, la sua storia.

Nelle stanze lussuosissime è possibile ammirare il Ritratto di Roberto di Filippo Strozzi di Francesco Salviati su marmo africano, che affianca quello di Cosimo de Medici, su porfido rosso, attribuito al Bronzino. Ci si può anche imbattere nel Ritratto di Papa Clemente VII con la barba di Sebastiano del Piombo, che attraverso l’impiego dell’ardesia attribuisce al pontefice un aspetto inflessibile, a rappresentare la sua indiscutibile solidità morale.

Fu proprio del Piombo a riscoprire la pratica della pittura su pietra, già nota agli antichi, prima del sacco di Roma del 1527.

All’ingresso del fastoso Salone della Galleria Borghese il ticchettio dell’orologio notturno con Tanatos, le tre Moire e Ipno accoglie i visitatori, che possono ritrovarsi davanti ad una splendida Giuditta in ginocchio, immersa nella preghiera che precede l’esecuzione di Oloferne, che illumina il marmo nero belga sul quale Jacques Stella, tra il 1630-1631, la immortalò.

L’edicola reliquario con l’Adorazione dei Magi con il suo splendore di pietre riporta alla sacralità della fede dei santi, mentre nell’Allegoria del sonno di Alessandro Algardi il marmo nero si rifà  all’oscurità della notte.

La mostra a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini prosegue al primo piano. Ecco i Talismani e le immagini di inscalfibile devozione di parte degli arredi delle camere da letto dei cardinali, come l’Adorazione dei magi (1605 – 1620) su alabastro di Antonio Tempesta o la Madonna con il Bambino e San Francesco (1605 c.) di Antonio Carracci, dipinta su rame.

Vale la pena soffermarsi nella sezione Dipingere con la pietra che accoglie maestri come Antonio Tempesta e Filippo Napoletano, i più prolifici creatori di opere. Tra i loro supporti preferiti spicca la pietra paesina, ricavata dai ciottoli della valle dell’Arno e che, magistralmente intagliata, può assumere un moto ondulato o fratturato.

Bellissima la Presa di Gerusalemme di Tempesta, dove l’artista si adegua alle frammentazioni naturali della pietra e dove leggerissimi tocchi di pennello trasformano queste fratture nell’immagine di una città piena di luce, a tratti abbagliante.

 


Lazio, Immobile non partirà per Torino

Previous article

Aurelia, ciclista morto investito: donna si costituisce

Next article

You may also like

Comments

Comments are closed.

More in Arte